Lo strumento principale da mettere in campo per contrastare il surriscaldamento del Pianeta e, in generale, i cambiamenti climatici in atto, è la transizione energetica. Negli ultimi anni – per fortuna – se ne parla sempre di più. Ma cos'è nel concreto la transizione energetica? Quali sono i vantaggi che può garantire? E ancora, a che punto siamo con questo processo nel mondo e, più nello specifico, in Italia? Ne parliamo in questa guida.

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Transizione energetica: definizione e vantaggi

Transizione energetica: definizione e vantaggi

Lo strumento principale da mettere in campo per contrastare il surriscaldamento del Pianeta e, in generale, i cambiamenti climatici in atto, è la transizione energetica. Negli ultimi anni – per fortuna – se ne parla sempre di più. Ma cos'è nel concreto la transizione energetica? Quali sono i vantaggi che può garantire? E ancora, a che punto siamo con questo processo nel mondo e, più nello specifico, in Italia? Ne parliamo in questa guida.

Importanza della transizione energetica 

I cambiamenti climatici stanno accelerando. Le ondate di calore si fanno sempre più intense e frequenti, così come stanno aumentando i periodi di siccità e gli eventi meteorologici estremi, come le alluvioni. Più in generale, come è noto, il nostro Pianeta sta diventando sempre più caldo, dando il via di fatto ad altri stravolgimenti climatici. Questo mette a rischio la qualità della nostra vita, la nostra salute, la nostra sicurezza, nonché ovviamente la biodiversità e le generazioni future.  

A partire dagli Accordi di Parigi, nel 2015, 196 Paesi hanno accettato di impegnarsi a ridurre le emissioni di gas serra e di non superare il limite di 1,5 gradi centigradi di surriscaldamento rispetto all'epoca preindustriale. Oggi è noto che questa soglia è sempre più vicina, e che per rallentare questo drammatico processo è necessario eliminare le emissioni di gas a effetto serra, che provengono in gran parte dalle attività umane.

L'indice d’accusa è puntato prima di tutto contro i combustibili fossili e, quindi, contro il petrolio, il carbone e il gas: per raggiungere la Carbon Neutrality, questi devono essere lasciati dove sono, nel sottosuolo, puntando a un mix di energie rinnovabili e pulite capaci di soddisfare i nostri fabbisogni energetici senza inquinare. 

Cos'è la transizione energetica?

Iniziamo con il dare una definizione di transizione energetica.

L'Enciclopedia Treccani definisce la transizione energetica come “un processo di trasformazione del quadro di soddisfacimento dei fabbisogni energetici verso soluzioni caratterizzate da un ridotto impatto ambientale (con particolare riferimento alle emissioni di gas climalteranti, GHG) e, più in generale, da una maggiore sostenibilità”.
Le soluzioni indicate sono per l'appunto soprattutto le fonti energetiche rinnovabili, tra le quali troviamo il solare fotovoltaico, il solare termico, l'eolico, l'idroelettrico, l'energia da biomasse e l'energia marina.

Anche l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), propone una sua definizione di transizione energetica: tale è quello “spostamento graduale e continuo dell'uso dell'energia a livello globale da fonti fossili verso un sistema di emissioni zero di carbonio entro il 2050”.
Come si può notare, la definizione dell’International Renewable Energy Agency mette anche dei paletti. Il motivo è semplice: la transizione energetica deve essere attuata subito, per essere portata a termine entro la metà del secolo in tutto il mondo. Solo così, infatti, si riuscirà a mantenere il surriscaldamento globale entro i limiti stabiliti dalla Cop21 di Parigi del 2015.  

Ma quali sono nel concreto i vantaggi della transizione energetica e, quindi, quali sono gli obiettivi ai quali questo processo punta?

Vantaggi della transizione energetica

Vediamo quali sono i benefici che la transizione energetica può garantire a livello dell'ambiente, dell'economia, della salute e della qualità della vita, a livello globale.

  • Riduzione delle emissioni di carbonio: questo è ovviamente il primo vantaggio e obiettivo della transizione energetica in corso. Per rallentare e quindi fermare i cambiamenti climatici è fondamentale ridurre al minimo le emissioni di gas serra di origine antropica, a partire dall'anidride carbonica. É stato calcolato che per poter mantenere le temperature del del Pianeta al di sotto di 1,5 gradi centigradi di surriscaldamento rispetto all'epoca preindustriale è necessario azzerare le emissioni di CO2 entro la metà del secolo, e ancora prima ridurle di almeno del 45% entro il 2030. Solo in questo modo si potranno evitare le conseguenze peggiori del cambiamento climatico: si parla di ulteriori aumenti delle temperature, di fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti, di innalzamento dei mari e di estinzioni. 
  • Protezione della biodiversità: gli habitat naturali hanno già risentito spesso fortemente dei cambiamenti climatici in corso, con le più diverse specie animali e vegetali che vengono così messe a rischio. Si pensi, per esempio, al rischio di estinzione delle api, allo sbiancamento dei coralli per via dell'innalzamento delle temperature delle acque marine, ma si pensi anche a quanto la siccità possa mettere in pericolo la vita di particolari specie animali, come gli elefanti africani, oppure ancora, alle tigri del Sundarbans, messe a rischio dall'innalzamento delle acque nelle zone costiere indiane. 
  • Aria più pulita: da decenni l'aria delle nostre città – e non solo – è viziata dai più diversi inquinanti, diventando talvolta irrespirabile. La transizione energetica, sostituendo i combustibili fossili con fonti energetiche pulite, consentirà di avere un'aria più pulita e salubre, con conseguenze positive sulla salute a livello globale. 
  • Stabilità dei prezzi dell'energia: è noto che il mercato dei combustibili fossili conosce importanti fluttuazioni dei prezzi. Ed è inoltre noto quanto la dipendenza dai combustibili fossili influenzi la geopolitica. Con le fonti rinnovabili sarà possibile distribuire equamente la produzione energetica e rendere i prezzi più affidabili e stabili. 
  • Creazione di nuovi posti di lavoro: la transizione energetica richiede un importante sforzo produttivo, il che si traduce anche nella creazione di tanti posti di lavoro, a livello globale. Stando a Confindustria Energia, per esempio, la transizione energetica italiana arriverà a sbloccare oltre 1 milione di posti di lavoro. Come ha spiegato del resto l'International Energy Agency, per ogni euro investito nelle fonti rinnovabili deve essere previsto l'investimento di un altro euro per lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi necessari per trasportare l’energia pulita prodotta.

Come si concretizza la transizione energetica

In che modo questo percorso di trasformazione del soddisfacimento dei fabbisogni energetici internazionali diventa realtà? Vediamo i passaggi concreti fondamentali.

A che punto siamo con la transizione energetica nel mondo?

Il report di riferimento per rispondere a questa domanda è quello annuale dell’International Renewable Energy Agency (IRENA), ovvero il World Energy Transitions Outlook.  

L’ultimo rapporto spiega che effettivamente sono stati fatti dei progressi e che attualmente il 40% delle produzione di energia elettrica installata a livello globale è rinnovabile.  

Si tratta di una fetta importante, ma che non è neanche lontanamente sufficiente per assicurare il rispetto della soglia di 1,5 gradi centigradi di cui abbiamo già parlato. Se attualmente le rinnovabili producono 3.000 Gigawatt di energia, è necessario che si arrivi a 10.000 Gigawatt entro il 2030, aggiungendo quindi in media 1.000 Gigawatt all'anno. In tutto l'anno scorso sono stati investiti nelle tecnologie per la transizione energetica 1.300 miliardi di dollari, la cifra più alta di sempre; è però necessario fare di più, arrivando a 44.000 miliardi di dollari entro la fine del decennio. 

Va peraltro sottolineato che la transizione energetica non sta procedendo con la stessa velocità in tutti i Paesi. Anzi, il processo è tutto fuorché omogeneo: basti pensare al fatto che Cina, Unione Europea e Stati Uniti rappresentano da soli i 2 terzi di tutte le nuove installazioni di energia rinnovabile del 2022.

A che punto siamo con la transizione energetica in Italia?

Nel nostro Paese ci sono ancora molte ombre, così come attestato dalle analisi di ENEA.

La quota di rinnovabili sui consumi elettrici complessivi del 2022 si è attestata al 20%. Risulta molto utile per capire la situazione l'INSPRED (Indice Sicurezza energetica PRezzi Energia Decarbonizzazione) chiamato a misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. Stando all'ultima pubblicazione utile di ENEA, l'indice ha segnato nel secondo trimestre del 2023 un +14% rispetto ai primi 3 mesi dell'anno. Va però detto che a fine 2022, per via soprattutto della componente “prezzi”, era diminuito del 54%.

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