Caldaie a gas verso lo stop: a partire dal 2029 il divieto di vendita delle caldaie a gas sarà definitivo, almeno secondo quanto previsto dal pacchetto REPowerEU presentato dalla Commissione Europea. Una vera e propria rivoluzione che comporterà un incremento dell’uso di energie rinnovabili fino al 13% entro il 2030. Ma come avverrà questo passaggio? Che fine faranno le caldaie a gas? E quali sono le alternativa alle caldaie a gas? Ne parliamo in questa guida.

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Stop caldaie a gas: cosa cambia (e da quando)

Stop caldaie a gas: cosa cambia (e da quando)

Caldaie a gas verso lo stop: a partire dal 2029 il divieto di vendita delle caldaie a gas sarà definitivo, almeno secondo quanto previsto dal pacchetto REPowerEU presentato dalla Commissione Europea. Una vera e propria rivoluzione che comporterà un incremento dell’uso di energie rinnovabili fino al 13% entro il 2030. Ma come avverrà questo passaggio? Che fine faranno le caldaie a gas? E quali sono le alternativa alle caldaie a gas? Ne parliamo in questa guida.

Stop caldaie a gas: tutte le date più importanti

Ecco le date da segnare in calendario:

  • a partire dal 2027 niente più incentivi o altre forme di sostegno per le caldaie a gas;
  • entro il 2040 via anche i combustibili fossili come il metano, che non alimenterà più le diverse forme di riscaldamento domestico;
  • dal 2029, invece, stop alla vendita delle caldaie a gas, passaggio che segnerà l’addio alle caldaie a gas per tutti i paesi dell’Unione Europea. In base alla revisione del regolamento Ecodesign, che dovrebbe arrivare entro la fine del 2023, infatti, dal 1 gennaio 2029 in tutti i Paesi membri non sarà più possibile vendere questo genere di apparecchi, a meno che non rispettino un’efficienza energetica del 115%.

Stop caldaie a gas: cosa accade agli impianti attuali? 

Oggi sul mercato sono presenti caldaie a gas (alimentate a gasolio, metano o GPL), a pompa di calore elettrica, a biometano e biocombustibili, a idrogeno, a legna, pellet e biomasse, a condensazione.
Quali di queste potrebbero restare sul mercato?  

  • Pur non essendo un divieto citato espressamente nella bozza del testo, il livello minimo di emissioni fissato dalla proposta della Commissione di fatto taglia fuori tutti gli impianti a gas tradizionali, compresi i sistemi ibridi, che ammettono il funzionamento anche con gas rinnovabili, come il biometano o l’idrogeno. Questi ultimi, infatti, non sarebbero in grado di rispettare il limite: basti pensare che tali elettrodomestici hanno un’efficienza compresa tra il 98% e il 125%.  
  • Rientrerebbero quindi nei nuovi parametri solo i dispositivi di classi superiori, come le caldaie a pompa di calore o elettriche.

Perché è necessario lo stop caldaie a gas? 

L’obiettivo è quello di ridurre ulteriormente le emissioni degli edifici, pari al 40% del consumo energetico complessivo e al 36% delle emissioni totali di gas serra prodotte nell’Unione.  

La Comunità Europea si impegna così a eliminare tutti i sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili: 

  • i vecchi impianti potranno continuare a funzionare almeno fino al 2040, 
  • i nuovi, invece, già dal 2029 dovranno adeguarsi all’uso di fonti alternative a quelle fossili.  

L’obiettivo era stato anticipato all’interno del pacchetto europeo REPowerEU per la lotta al cambiamento climatico e il passaggio all’energia pulita, e arriva dopo l’annuncio dello stop alle vendite di auto a benzina e diesel.  

Gli incentivi, in precedenza destinati alle caldaie a gas, nei prossimi anni si concentreranno sui nuovi impianti a pompe di calore o sui sistemi alimentati da energie rinnovabili (pannelli solari, soluzioni idroelettriche ed eoliche).

Stop caldaie a gas: le alternative

Il divieto accelera il processo di sostituzione delle vecchie caldaie a gas con apparecchi più innovativi e ecologici. Le soluzioni per risparmiare, sia in termini economici che di resa energetica, possono essere diverse. Vediamone alcune. 

Impianti a biomasse 
Una valida alternativa alle caldaie a combustibile fossile è costituita dagli impianti a biomassa. Si tratta di apparecchi che producono calore e acqua calda sanitaria attraverso la combustione di biomasse, ovvero materiali organici di natura vegetale o animale provenienti da coltivazioni o industrie del legno e della carta: pellet, ceppi di legno, noccioli di pesca, gusci di frutta secca, segatura. Al momento esistono impianti che possono sfruttare soltanto uno di questi composti, ma sono in arrivo anche modelli che consentiranno di utilizzarne più di una.  
Uno dei vantaggi principali è quello di tipo economico: le biomasse infatti costano fino al 30-50% in meno dei gas tradizionali e, quindi, permettono di produrre una grande quantità di calore ma con una spesa più contenuta. 
Se però, da un lato, questo tipo di riscaldamento è più ecosostenibile e conveniente, dall’altro bisogna fare i conti con il problema del reperimento delle risorse e della manutenzione: l’impianto infatti va pulito ogni giorno.  

Pompe di calore 
Ci sono poi le pompe di calore che consumano mediamente dal 20 al 40% in meno rispetto alle caldaie a condensazione. Per alimentare l’impianto di riscaldamento interno questo tipo di caldaia preleva l’energia termica (acqua, aria o terreno) dall’esterno.
Il processo avviene in tre modi diversi:  

  1. sistema aria-acqua: scalda l’acqua immessa nell’impianto di riscaldamento sfruttando l’energia prelevata dall’aria esterna. 
  2. sistema aria-aria: immette in casa aria calda tramite il calore estratto dall’aria esterna. 
  3. sistema acqua-acqua: scalda  l’acqua che circola in un impianto prelevando calore dall’acqua di falda o dal terreno.  

Il vantaggio principale della pompa di calore consiste nella possibilità di collegare il sistema a un impianto fotovoltaico, che consente di coprirne i consumi con energia pulita e rinnovabile: si abbattono così i costi d’acquisto dell’energia necessaria a far funzionare l’impianto. 

Impianti di riscaldamento a pavimento 
Un’altra alternativa è quella rappresentata dagli impianti di riscaldamento a pavimento, cioè con sistema radiante.  
Ma come funziona? Si tratta di dispositivi che non producono direttamente calore, ma riscaldano l’acqua o il fluido conduttore tramite una rete di tubi e conduttori elettrici posti sotto il pavimento: il calore prodotto in questo caso si diffonde nell’ambiente per irraggiamento.  
I prezzi possono variare a seconda della soluzione scelta:  

  • si va dai termocamini o stufe (con costi tra i 600 e i 2.200 euro) 
  • ai termoconvettori (sistemi che non producono direttamente calore, ma scaldano un fluido che, a sua volta, produce calore, con prezzi che oscillano tra i 1000 e i 4000 euro),  
  • fino agli impianti con pannelli radianti (che possono arrivare ai 9 mila euro). 

Caldaie ioniche 
Al posto delle caldaie a gas si può pensare poi di usare le caldaie ioniche: si tratta di un sistema di ultima generazione, in cui l’acqua si riscalda tramite elettrolisi, attraverso cioè uno scambio di ioni.
A differenza di una caldaia tradizionale, che riutilizza il calore dei fumi di scarico, non necessita di canna fumaria o di unità esterna, ed è anche molto silenziosa. Il costo dell’impianto è però molto elevato e il consumo di elettricità supera di gran lunga quello di una pompa di calore. 

Stop caldaie a gas dal 2029: come risparmiare

Secondo uno studio realizzato dal Beuc, l’organizzazione europea dei consumatori, un impianto a pompa di calore per il riscaldamento permetterebbe a una famiglia di risparmiare fino a 385 euro l’anno.  

Un risparmio destinato ad aumentare se si deciderà di procedere alla sostituzione delle vecchie caldaie prima del 2025, quando (salvo proroghe) scadranno tutte le agevolazioni e gli incentivi (Bonus Casa 50%, Ecobonus 65% o agevolazione al 110% delle spese per sostituzione della caldaia come parte dei lavori previsti per il Super Bonus 110%) previsti fino a oggi per l’installazione di una pompa di calore.  

  • Il Bonus Casa al 50% permette di ottenere una detrazione del 50% sulle spese sostenute per sostituire il vecchio impianto di riscaldamento su edifici residenziali (di qualsiasi categoria catastale) e parti comuni dei condomini con una nuova caldaia (senza valvole) di classe A.  
  • L’Ecobonus del 65%, invece, prevede sempre la sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento con uno nuovo e più efficiente (almeno in classe energetica A), ma insieme all’acquisto di valvole termostatiche e all’installazione di sistemi di termoregolazione evoluti.  
  • Il Superbonus 110% permette di far rientrare la sostituzione della caldaia come parte dei lavori previsti dall’agevolazione al 110%. 

Dunque, passare subito ad un impianto di ultima generazione conviene all'ambiente e al portafogli.

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