Blue economy: perché è importante per un futuro sostenibile
Quando si parla di sostenibilità non si può non parlare anche della salute degli oceani: per questo motivo negli ultimi anni sta diventando via via più centrale il concetto di Blue economy, un approccio economico sostenibile che mira a sfruttare in modo responsabile le risorse marine, preservandole. Ne parliamo in questa guida, spiegando meglio di cosa si tratta.
Importanza della Blue economy
Vista dallo spazio, la Terra appare come una biglia blu: il 72% della superficie del nostro Pianeta è infatti ricoperto d'acqua. Il 97% dell'acqua presente sulla Terra è contenuto nei mari e negli oceani, il più grande dei quali, l'Oceano Pacifico, occupa da solo oltre un terzo della superficie terrestre.
Dal nostro punto di vista potrebbe non essere così, ma parlare dell'ambiente vuol dire di fatto parlare prima di tutto di queste enormi distese d'acqua. Sapendo peraltro che tutto è collegato, tutto è connesso. Anche per quanto riguarda gli aspetti negativi: sappiamo, per esempio, che gli oceani sono inquinati dalle nostre microplastiche, e che l'uomo, animale decisamente terrestre, ha inconsapevolmente creato quell'enorme chiazza di immondizia galleggiante che si chiama Pacific trash vortex, la quale secondo alcune stime sarebbe più estesa degli Stati Uniti. E ancora, sappiamo che il surriscaldamento globale causato dai gas serra di origine antropica sta mettendo a rischio i coralli, i cetacei e tante altre specie marine.
Ecco perché, parlando di sostenibilità, sarebbe sempre bene tenere in alta considerazione anche la salute degli oceani.
Blue economy, che cos'è? Le principali definizioni
Iniziamo quindi con lo spiegare cos'è la Blue economy. Prima di tutto, cerchiamo di eliminare ogni confusione, sapendo che questo termine viene utilizzato per indicare due fenomeni contigui ma di fatto diversi:
- con il termine Blue economy si indica infatti principalmente l'insieme delle attività economiche che hanno sede (ed eventualmente oggetto) negli oceani e nei mari;
- ma, a partire dal saggio di Gunter Pauli (dal titolo “The Blue Economy: 10 years, 100 Innovations. 100 Million Jobs”) con questo termine si può intendere anche un particolare ramo della green economy, ovvero nello specifico un modello economico che prevede la creazione di un sistema economico sostenibile per mezzo dell'innovazione tecnologica.
Entrambi questi concetti puntano in qualche modo a una maggiore sostenibilità, ma solo uno, il primo, parte dall'importanza e dalla centralità degli oceani e dei mari. Ed è per l'appunto a quel primo significato che facciamo riferimento in questa guida.
Proviamo quindi a dare una definizione più precisa di Blue economy.
L'economia blu comprende tutte le attività e tutte le industrie correlate agli oceani, ai mari e alle coste, che operano direttamente nell'ambiente marino o nelle sue immediate vicinanze, e che devono quindi avere tutto l'interesse di preservare e rigenerare questo stesso ambiente.
- Secondo la Banca Mondiale, la Blue economy è “l'uso sostenibile delle risorse oceaniche per la crescita economica, per un miglioramento della qualità della vita e per la conservazione dell'ecosistema marino”.
- Stando alla Commissione Europea, invece, il termine fa riferimento a “tutte le attività economiche relative agli oceani, ai mari e alle coste, coprendo quindi un'ampia gamma di settori sia consolidati che emergenti”.
- E ancora, il Commonwealth of Nations definisce la Blue economy come “un concetto emergente che incoraggia una migliore gestione delle risorse blu”.
Se quindi il campo di interesse della Blu economy è abbastanza chiaro e condiviso, sulle definizioni formali ci sono leggeri scostamenti.
I settori dell'Economia blu
Partendo dalle definizioni, possiamo facilmente identificare nel concreto anche i settori produttivi che rientrano nell'Economia Blu. Come visto, la Blue Economy racchiude in se stessa tutte le attività correlate al mare e agli oceani.
- Si parla, quindi, delle attività come la pesca, l’acquacoltura, il turismo balneare, il settore crocieristico e le attività portuali.
- Ma si parla anche di nicchie emergenti e nativamente sostenibili, come per esempio quelle dedicate alla produzione di energia pulita a partire dall'oceano. Si pensi anche all'eolico offshore, con la costruzione di pale eoliche al largo della costa; oppure ai pannelli fotovoltaici galleggianti, per sfruttare superfici altrimenti non utilizzate per generare energia elettrica pulita.
- Non vanno inoltre trascurate le neonate produzioni ittiche biologiche e algali, con le imprese dedicate alla produzione di alghe marine che stanno crescendo velocemente.
- Rientrano poi nell'Economia blu anche le sempre più comuni attività per la desalinizzazione dell'acqua, le quali stanno crescendo anche in Europa per far fronte alle sempre più frequenti siccità.
Fatturato e occupati della Blue economy: qualche dato
Come si è visto parlando dei diversi settori della Blue Economy, è effettivamente difficile tracciare dei confini precisi, tanto più che vi sono alcune differenze nel definire questo mondo. La tendenza di alcuni è infatti quella di restringere lo sguardo alle sole attività sostenibili relative alle risorse oceaniche e marine, mentre generalmente vengono invece comprese tutte le attività che prendono luogo intorno a questi enormi bacini.
Detto questo, a partire dalle informazioni raccolte da Eurostat (negli anni precedenti alla pandemia) la Commissione Europea ha stimato che la Blue economy:
- occupa almeno 4,5 milioni di persone nel continente;
- a livello economico, il comparto genera 650 miliardi di fatturato, con 176 miliardi di euro di valore aggiunto lordo;
- va inoltre sottolineato il fatto che i numeri nei prossimi anni potrebbero – e dovrebbero – crescere ulteriormente, proprio per la crescita delle attività marine volte alla sostenibilità ambientale. Qui si torna quindi a parlare degli impianti per la produzione di energia elettrica dal mare, dall'eolico al fotovoltaico, fino ad arrivare agli impianti che generano elettricità dal modo delle onde e dalle maree, nonché della produzione di alghe e via dicendo.
La Blue Economy e il Green Deal europeo
La Commissione europea lo ha dichiarato in modo molto chiaro: lo sviluppo di una Blue economy sostenibile è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e per garantire una ripresa verde e inclusiva dopo l'emergenza sanitaria.
Vale la pena ricordare a questo punto che il Patto Verde europeo è un insieme di iniziative proposte dalla Commissione europea con lo scopo principale di raggiungere la neutralità carbonica in Europa entro la metà del secolo, seguendo un programma piuttosto preciso per la transizione energetica ed ecologica del continente.
Presentato il 13 dicembre del 2019 dalla neo eletta presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il Green Deal europeo si è accostato al concetto di Blue Economy a partire dal maggio del 2021. Particolarmente significative in tal senso sono state le dichiarazioni del Commissario UE per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Virginijus Sinkevičius, che ha spiegato che “la pandemia non ha colpito allo stesso modo i vari settori dell’economia marittima, ma li ha colpiti tutti in modo pesante. Abbiamo ora l’opportunità di ricominciare da zero, e vogliamo quindi assicurarci che la ripresa prenda le distanze dal semplice sfruttamento delle risorse, e che e metta al centro la sostenibilità e la resilienza. Per essere veramente verdi, dobbiamo pensare blu”.
Come a dire che la Green Economy passa necessariamente da un maggiore rispetto delle risorse oceaniche e marine. Dal punto di vista delle istituzioni europee, ognuno dei settori dell'economia blu - dal trasporto marittimo alla pesca – è chiamato a ridurre in modo significativo e rapido il proprio impatto ambientale.
Il ruolo dell'Italia nel cammino dell'Economia blu europea
Vantando circa 7.500 chilometri di costa, nel pieno centro del Mar Mediterraneo, l’Italia è un Paese che non può in alcun modo trascurare lo sviluppo sostenibile della Blue Economy.
Anche per questo motivo nel 2022 l'Unione Europea ha nominato l'Italia come Paese Guida nella ricerca sulla Blue economy europea. Spetta quindi al nostro Paese coordinare la “Partnership per una blue economy sostenibile e produttiva”, sfruttando i finanziamenti in essere per supportare dei progetti di ricerca dedicati, per un periodo complessivo di 7 anni.
L'obiettivo principale di tali progetti deve essere quello di monitorare l'impatto dell'intervento dell'uomo sui mari e sulle coste, con lavori in campo biologico, zoologico e geologico.
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